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[CLORI-ML] Stretta sui concorsi da parte del MIUR
Enlaces a la información original:
P3A\sole24ore5-8-2019.pdf 

Spettabili Colleghe e Colleghi, 
ritenendo importante la diffusione dell'informazione in merito, vi copiamo e linkiamo il comunicato in oggetto pubblicato sul sito dell'Associazione Trasparenza e Merito. Il comunicato commenta a sua volta un articolo de "Il Sole 24 Ore" di oggi 5 agosto 2019 che  si può consultare al link indicato più sotto e che è altresì allegato in pdf alla presente e-mail.Con i più cordiali saluti,Staff Concorsi Ereticopedia

Grande vittoria di TRA-ME: annunciata la stretta su concorsi truccati da parte del MIUR
https://www.trasparenzaemerito.org/post/grande-vittoria-di-tra-me-annunciata-la-stretta-su-concorsi-truccati-da-parte-del-miur 

Un articolo dal titolo "Università, stretta sui concorsi truccati: controlli a campione sul 10% dei bandi" pubblicato sul "Sole24ore" del 5 agosto 2019 documenta come il MIUR abbia deciso di recepire alcune delle proposte, fatte ormai più di un anno fa, da "Trasparenza e Merito". C'è ancora molto da fare, ma si tratta di un primo importante segnale dato agli atenei che truccano le regole dei concorsi nonché una prima concreta grande vittoria dell'Associazione.Scrive il "Sole24ore":"A poco più di un mese dallo scoppio dell’ennesima inchiesta giudiziaria su baronie universitarie e concorsi truccati in Italia - quella di?Catania che ha portato alla sospensione del rettore Francesco Basile e di altri 9 docenti universitari - il ministro Marco Bussetti è pronto a correre ai ripari. E prepara la stretta sulle selezioni locali. In arrivo controlli a campione sul 10% di tutti i bandi pubblicati annualmente: un centinaio di procedure su cui l’Anvur dovrà vigilare e riferire al Miur. In caso di irregolarità il ministero chiederà al rettore di annullare l’atto.Al Sole 24 ore del Lunedì Bussetti chiarisce che l’obiettivo del giro di vite sarà «garantire, nel rispetto dell’autonomia degli atenei, una sempre maggiore trasparenza. Troppe volte le cronache - aggiunge - si sono riempite di casi negativi che hanno rischiato di appannare l’immagine di un sistema universitario quello italiano, che è di altissimo livello e che produce laureati che il mondo ci invidia e ci richiede. Con questo decreto - assicura - ci muoviamo a tutela di chi fa bene e lavora, ogni giorno, per la crescita e il miglioramento del sistema».L’inchiesta “Università bandita”L’ultimo episodio di presunte corruttele negli atenei risale al 28 giugno. Quando il gip di Catania chiede la sospensione per il rettore (Francesco Basile) e 9 docenti dell’università di Catania, tutti indagati per associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta.?Ma il sistema attenzionato dall’inchiesta “Università bandita” è molto più ampio. Le persone coinvolte sono 80 (ai 66 dell’inizio se ne sono aggiunti infatti altri 14), tra cui 40 professori dell’ateneo catanese e 20 di Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona. Per un totale di 27 concorsi “truccati” e altre 97 procedure sospette. L’escamotage per far vincere il candidato “amico” sarebbe il solito: cucire il bando addosso a lui così da tagliare fuori gli altri aspiranti prof, sebbene più titolati. Un marchingegno antico che neanche il doppio livello di selezione voluto dalla riforma Gelmini del 2010 - prima lâ??abilitazione scientifica nazionale e poi la selezione locale - sembra aver spezzato.Le contromisure del ministeroDal 2 luglio Basile non è più rettore dopo che il ministro Bussetti ha accolto le sue dimissioni.?Una settimana dopo la macchina per la scelta del nuovo â??magnifico” catanese si è messa in moto. Tra le polemiche. Ad esempio sulla possibilità per il decano di bandire nuove elezioni oppure sul mancato commissariamento dell’ateneo.?Due scelte che i tecnici del ministero difendono. Facendo notare che, norme alla mano, si può commissariare un’istituzione universitaria solo in presenza di dissesto finanziario. Per evitare che il fenomeno si ripeta in futuro sta anche per arrivare un decreto ministeriale messo a punto dal Capo dipartimento per la Formazione superiore e la ricerca, Giuseppe Valditara, che introduce un sistema di controlli a campione sul 10% di concorsi locali svolti ogni anno. Un intervento - sottolinea - «di moralizzazione ma rispettoso dell’autonomia universitaria».Entro il 30 novembre di ogni anno il ministero sorteggerà il 10% di procedure da controllare. Sarà l’agenzia Anvur a verificare se esistono - come si legge nella bozza di provvedimento - «evidenti e macroscopici scostamenti tra il giudizio formulato dalla Commissione e le risultanze dal controllo». Innanzitutto controllando il numero di pubblicazioni scientifiche dell’eventuale vincitore e degli sconfitti.?In presenza di irregolarità l’Anvur potrebbe convocare il rettore e chiedere spiegazioni. Facendo poi confluire il tutto nella relazione complessiva da inviare al Miur entro il 28 febbraio.â??Entro fine marzo sarebbe il ministero a chiedere ai rettori lâ??annullamento in autotutela del concorso. Per evitare che l’alea del sorteggio disinneschi la misura il decreto prevede che l’attenzione dell’Agenzia di valutazione guidata da Paolo Miccoli possa estendersi ad altri concorsi giudicati “sospetti” dai diretti interessati. Un compito che Anvur è pronto a svolgere - garantisce Miccoli - all’interno di un’ «operazione di trasparenza che spero venga interpretata dal mondo accademico come un contributo per stemperare le polemiche, anche recenti, che rischiano di dare al Paese una visione distorta ed ingiusta delle università». Sperando che basti."
 Leggi l'articolo cartaceo sul "Sole24ore" del 5 agosto 2019 



Rivoluzionaria sentenza Corte dei conti: il concorso annullato perché illegittimo è danno erariale 
Link: https://www.trasparenzaemerito.org/post/rivoluzionaria-sentenza-corte-dei-conti-il-concorso-annullato-perché-illegittimo-è-danno-erariale
 
E' stata pubblicata recentemente una sentenza importantissima da parte della Corte dei Conti, sezione centrale d'appello (n. 139/2019 del 13 giugno 2019, che ha confermato la precedente sentenza della sezione Lazio n. 373/2018), nella quale - per la prima volta - si fa riferimento ad una precisa responsabilità di danno erariale in un bando di concorso semplicemente annullato perché illegittimo. Come capite, per quanto riguarda le vicende dei concorsi universitari, questo precedente di natura giudiziaria contabile apre scenari apocalittici per chiunque abbia responsabilità dirette nella pubblicazione e nell'annullamento di bandi di concorso ritenuti irregolari.Nella sostanza, la sentenza sostiene che un bando pubblico che presenti clausole illegittime, le quali determinano il successivo annullamento della procedura, arreca un danno erariale alla pubblica amministrazione per l'inutile indizione, organizzazione e svolgimento delle prove, indipendentemente dal fatto che la graduatoria finale venga ritirata o che venga annullata tutta la procedura. Le somme sostenute dalla Pubblica amministrazione per lo svolgimento della procedura di selezione del concorso, poi annullato a causa di aspetti di illegittimità nel bando stesso, sono uno spreco del denaro pubblico e, di conseguenza, giustificano una condanna al risarcimento per danno erariale.La responsabilità del danno e quindi il risarcimento economico, in questo caso, viene addebitato a tutti coloro che hanno avuto un ruolo diretto nella stesura e nella pubblicazione del bando: il dirigente generale, il direttore firmatario del provvedimento finale e il responsabile unico del procedimento che aveva curato l’istruttoria e predisposto il bando di concorso. La vicenda specifica, che ha portato a questa rivoluzionaria sentenza, è seguita all'attività della Procura regionale, che ha citato in giudizio tutti i responsabili. La procura aveva delegato il nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, il quale aveva scoperto varie irregolarità della procedura che era stata annullata in autotutela dall'ente stesso. La scelta di annullamento della procedura, operata in autotutela dall’Amministrazione, era stata impugnata da alcuni candidati.La condotta messa in atto dalla Pubblica amministrazione in questo caso specifico (ma che come ben capite, potrebbe essere individuata in tantissime altre procedure di concorso) si è caratterizzata, ad avviso della Corte dei Conti, per leggerezza e noncuranza dell'interesse pubblico, assumendo condotte connotate da un rilevante e significativo scostamento dai comuni parametri di corretta gestione ed omettendo le opportune verifiche sulla legittimità del bando nella fase preliminare. Come ben evidenziato dai giudici contabili, la revoca, pure legittima, della procedura concorsuale (come i giudici amministrativi avevano confermato), ha prodotto comunque un danno economico per l’Amministrazione e per lo Stato.L'Associazione Trasparenza e Merito consiglia, dunque, tutte le componenti dello Stato e della Pubblica amministrazione, per quanto compete i bandi universitari, dal Ministero a tutti gli Atenei dunque, di svolgere adeguatamente e tempestivamente la propria funzione di garanzia e di controllo delle procedure stesse, al fine di evitare alla collettività danni economici rilevantissimi. L'Associazione invita, con il suo decalogo che potrete leggere nello statuto, tutti gli iscritti e, più in generale, i candidati partecipanti ai concorsi, di esigere dagli uffici la trasparenza massima sui bandi di concorso e su tutte le fasi delle procedure selettive, inviando sempre l'istanza con la richiesta di accesso agli atti come forma basilare e minima di garanzia.Leggi un articolo sulla vicendaLeggi l'articolo su "Il Sole 24 Ore" del 22 luglio 2019Leggi la sentenza della Corte dei Conti del 13 giugno 2019 
 


Da: "Rassegna Concorsi Storia Moderna" concorsi@ereticopedia.org
A: clori-ml1@ereticopedia.org, clori-ml3@ereticopedia.org
Cc:
Data: Fri, 12 Jul 2019 16:51:56 +0200
Oggetto: [CLORI-ML] Lettera sull'Università bandita ed i concorsi ad personam


Spettabili Colleghe e Colleghi,
ritenendo importante la diffusione dell'informazione in merito, vi copiamo e linkiamo il comunicato in oggetto dell'Osservatorio Indipendente Concorsi Universitari insieme al commento dell'Associazione Trasparenza e Merito. 
Link 1: https://www.trasparenzaemerito.org/post/osservatorio-indipendente-lettera-sull-università-bandita-ed-i-concorsi-ad-personam
Link 2: https://drive.google.com/file/d/1Jnt6WIRK-PPIzfX79Go04m8Mvvg7SKwn/view
Con i più cordiali saluti,
Staff Concorsi Ereticopedia
(http://www.ereticopedia.org/concorsi | http://www.ereticopedia.org/rassegna-assegni)

Osservatorio indipendente: Lettera sull'Università bandita ed i concorsi ad personamPubblichiamo la lettera dei colleghi di "Osservatorio indipendente sui concorsi universitari" dal titolo: Di quando a Catania si gridò allo scandalo per i concorsi truccati, ma i concorsi ad personam rimanevano la prassi non dichiarata."Quando, quasi due anni fa, è stato creato l’Osservatorio indipendente dei concorsi universitari, l’obiettivo era cominciare a denunciare una prassi che vedevamo ogni giorno sotto i nostri occhi, e cioè come fosse difficile partecipare ad un concorso senza che se ne sapesse già il vincitore.Un vincitore che spesso non si stagliava sugli altri per titoli, didattica e qualità delle pubblicazioni, ma che diventava facile identificare dalla presenza di una specifica profilatura all’interno del bando o appena resa pubblica la ommissione del Concorso. Naturalmente (lo abbiamo ripetuto più volte) non sempre è così, ci sono i casi eccezionali: ma appunto, di eccezioni si tratta.I fatti di Catania, dopo quelli sull’ASN di Firenze del 2017 e molti altri casi segnalati dal nostro Osservatorio, portano nuovamente a galla il sommerso che abbiamo sempre tentato di far emergere insieme ad altre associazioni, quali «Trasparenza e merito» e l’ANDU («Associazione nazionale docenti universitari»), pertanto qualsiasi commento sarebbe superfluo, anzi ridondante. Tuttavia, può forse valere la pena fare il punto della situazione.Quel che è avvenuto a Catania è la modalità di cooptazione più praticata in tutti gli Atenei d’Italia, e basti leggere quel che scriveva Michele Anis 6 anni fa su «L’Espresso» (24/10/2013): «Confesso, ho peccato. E prima di me ha peccato il suo maestro, e il suo maestro, e di maestro in maestro per generazioni. Tutti colpevoli d’aver raccomandato i propri allievi, d’aver brigato per appoggiarli neiconcorsi».La questione è delicata: se ho un bravo allievo, che faccio? Non lo raccomando, col rischio che un allievo più raccomandato e magari meno bravo passi al posto suo? Messa così, la scelta sembra obbligata, anzi giusta. Ma proviamo a ragionare sulla stessa linea di pensiero, ribaltando le possibilità: se io, invece di essere un ordinario con una buona capacità di chiedere e trovare posti e finanziamenti,fossi stato un associato a cui poco interessano promozioni e avanzamenti, il mio allievo, che reputo bravissimo e geniale, che fine avrebbe fatto? E che fine avrebbe fatto il figlio di nessuno, ugualmente bravo, che magari continua a pubblicare da anni e anni, senza aver usufruito di anni e anni di assegni diricerca, che è docente a contratto per 30, 60, 90 ore a 1000 euro lordi l’anno, solo per avere in curriculum attività didattica, e che nel frattempo svolge altri lavori (durante l’attività dell’OICU, ne abbiamo visti di tutti i tipi: oltre la più comune docenza nella scuola inferiore/superiore, conducente diautobus, bagnino, guida turistica, ingegnere comunale...).La questione è delicata, perché per entrare nell’Università ci sono dei concorsi pubblici, non è ammessa la cooptazione personale. Insomma, il figlio di nessuno, se merita, dovrebbe avere le stesse possibilità del ricercatore a tempo determinato (di tipo A e B) e indeterminato, dell’Associato. Se non merita, o anche se merita ex-equo, o persino un poco meno (dato che ogni giudizio non è divino, e non esiste un parametro assolutamente oggettivo), l’autonomia universitaria dà la possibilità all’Ateneo (cioè al Dipartimento, anzi al professore) di scegliere. Insomma, se le cose funzionassero come la legge prescrive, il prof. Anis non avrebbe avuto alcun motivo di peccare. Ma le cose non funzionano così, e spesso i concorsi sono una farsa, grazie anche alla cosiddetta legge Gelmini (240/2010) che ha introdotto commissioni locali, con piena libertà decisionale dei punteggi su cui sarà basata la valutazione. Così, se il presunto allievo geniale ha molta didattica, e il suo competitor ha vinto un prestigioso ERC (progetto di ricerca finanziato dallo European Research Council), la Commissione (al cui interno c’è spesso il maestro del papabile vincitore e/o un commissario amico), può decidere che la didattica vale 50/100 punti; i titoli (tra cui ricade avere vinto un ERC) 14/100 punti, e le pubblicazioni 36/100 punti; e può anche decidere che un articolo in una rivista senza peer review vale 3 punti,esattamente quanto una monografia (sempre se il mio candidato ha meno monografie del suo antagonista, altrimenti posso optare per un punteggio più equanime: monografia 6 punti, articolo su rivista di fascia A - le più prestigiose - 4 punti, altre tipologie 3 punti). Si noti che, durante questo â??balletto’, il candidato outsider, si presenta senza sapere alcunché del metro di giudizio, e deve presentare le pubblicazioni a scatola chiusa: è capitato, così, che un candidato abbia scelto (giustamente!) di presentare la monografia, di cui tre capitoli erano usciti in fascia A, per poi trovarsi con dei criteri che attribuivano più punti alla fascia A che alle monografie.E lo stesso accade per i concorsi presso gli enti pubblici di ricerca.Questa è la ragione per cui affermiamo che, allo stato attuale, i concorsi sono una farsa, almeno nella maggior parte dei casi. Quindi, a nostro modo di vedere, le strade sono due: o si elimina la farsa, e si prevede la cooptazione diretta; o si ritorna a Commissioni nazionali che operino secondo criteri rigorosi.Nel primo caso, si eviterebbe la frustrazione agli altri candidati di sentirsi parte di una pantomima di cui già si conosce il finale; si eviterebbe loro di perdere ore per riempire format diversi da Università a Università; di prendere voli, pagarsi notti in albergo, chiedere giorni di permesso al lavoro, e magari vedersi umiliati all’orale semplicemente nella speranza di trovare «una maglia rotta nella rete». Insomma, non avrebbero alcuna possibilità di entrare nel sistema-Università (come di fatto già è, basti ricordare le parole del rettore di Catania: «Vediamo gli stronzi che dobbiamo schiacciare»), ma gli si garantirebbe il dovuto rispetto. Si risparmierebbero, inoltre, tutti i costi di migliaia e migliaia di concorsi, e quelli dei pagamenti dei ricorsi al TAR, per cui le Università sono chiamate in giudizio.Se si prevede una cooptazione diretta, però, che almeno venga previsto un sistema di controllo, con penalità di Fondo di Finanziamento Ordinario e di fondi straordinari per i Dipartimenti che non abbiano raggiunto, a tre anni dalle assunzioni, degli standard minimamente elevati.La seconda possibilità è l’unica in grado di garantire ‘pari opportunità’ e un sistema realmente meritocratico. Ma, per attuarla realmente, il MIUR dovrebbe prevedere step precisi, lasciando poca o nessuna autonomia alle Università: Commissioni nazionali di almeno 5 membri, sorteggiate dal MIUR con un sorteggio che valga per tutti i settori scientifico disciplinari (altrimenti si rischia che anche i sorteggi siano pilotati) e che coinvolga tutti gli ordinari e associati dello stesso settore; punteggi per titoli, pubblicazioni e didattica stabiliti a livello centrale e uguali per tutte le classi di concorso (dal dottorato ai concorsi per ordinario); obbligo della Commissione di motivare i punteggi; un sistema dipunti organico che equipari esterni ed interni. Per altro, una soluzione del genere favorirebbe la mobilità di dottorandi, post-doc e ricercatori, che significa veicolazione di idee e metodi; e scardinerebbe l’assetto baronale insito in qualsivoglia rapporto clientelare.È una strada percorribile, ed è una possibilità dovuta a una Nazione e a un’Università che avrebbero tutte le potenzialità per valorizzare appieno le proprie energie (oggi fatalmente sommerse).11 luglio 2019."
Leggi la lettera originale pubblicata da "Osservatorio indipendente sui concorsi universitari" 

Da: "Rassegna Concorsi Storia Moderna" concorsi@ereticopedia.org
A: clori-ml1@ereticopedia.org, clori-ml3@ereticopedia.org
Cc:
Data: Tue, 9 Jul 2019 09:18:26 +0200
Oggetto: Appello al Presidente della Repubblica: emergenza costituzionale sui concorsi all'Università


Spettabili Colleghe e Colleghi,ritenendo importante la diffusione dell'informazione in merito, vi copiamo e linkiamo di seguito l'appello dell'Associazione Trasparenza e Merito al Presidente della Repubblica che sottolinea l'emergenza costituzionale sui concorsi universitari.
Link: https://www.trasparenzaemerito.org/notizie/appello-tra-me-a-presidente-della-repubblica-emergenza-costituzionale-sui-concorsi-all-università
Il testo integrale è riportato anche qui sotto. Con i più cordiali saluti,Staff Pagina Concorsi Ereticopedia 


N. B. Ricordiamo che ci sforziamo di tenere il più possibile aggiornate le nostre pagine dedicate ai concorsi nel settore della Storia moderna (http://www.ereticopedia.org/concorsi e http://www.ereticopedia.org/rassegna-assegni) e che sono sempre ben accette segnalazioni, casomai ci sfuggissero o tardassimo a reperire notizie di bandi, nomine commissioni e risultati di concorsi.
Ricordiamo altresì che questa newsletter non ha funzioni di denuncia di alcun tipo, ma ha unicamente carattere informativo. 
Per segnalare presunte irregolarità nei bandi o nello svolgimento di concorsi non occorre scrivere a noi, ma suggeriamo di contattare OICU (email: osservatorioconcorsi@gmail.com oppure via social https://www.facebook.com/OsservatorioOICU) e/o Tra.Me (informazioni e modulo on line: https://www.trasparenzaemerito.org/chi-siamo).  

Appello TRA-ME a Presidente della Repubblica: emergenza costituzionale sui concorsi all'UniversitàA nome dei 400 iscritti tra docenti (prof. ordinari e associati), ricercatori (a tempo determinato e indeterminato), studiosi (assegnisti di ricerca, borsisti post-dottorato, dottori di ricerca) "Trasparenza e Merito", in seguito ai recenti fatti dell'inchiesta "Università bandita" all'ateneo di Catania, rivolge un accorato appello alle Istituzioni. Signor Presidente della Repubblica,Signor Presidente del Consiglio,Signor Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca,Le continue e costanti notizie della rete di scandali legati alla irregolarità dei concorsi universitari pongono una riflessione che è ad un tempo profonda e di sistema.Non ci troviamo, purtroppo, di fronte a fatti episodici, quanto piuttosto davanti a un malcostume diffuso, una rete di comportamenti illeciti estesa a molti Atenei, che richiede una presa di coscienza collettiva e un intervento riformatore radicale.Un sistema di reclutamento dei docenti fondato su trasparenza e merito non è solo una scelta etica doverosa, ma prima di tutto un dovere civico che deve impegnare l’intera collettività.Occorre assicurare all'istruzione, formazione e ricerca i più alti standard qualitativi e non livellarle verso il basso attraverso sistemi di reclutamento fondato non sulla competenza, sulla valutazione comparativa dei titoli e delle pubblicazioni, bensì sullo scambio di favori, dove ogni concorso pubblico appare già scritto e predeterminato nel suo esito. In una parola: una farsa.Ma non è solo una questione etica e una scelta civica. Una istituzione fondamentale quale quella universitaria non può pensare di perpetrare le sue opache regole di gestione in modo da garantire continuità a un potere sottratto a qualsivoglia controllo o verifica di legalità.La gravità dei fatti denunciati e al vaglio della magistratura in Università come Catania, Firenze, Roma, Chieti, Bologna, Messina e tante altre, pone il problema di una vera e propria emergenza istituzionale e costituzionale. E come tale la questione va affrontata e, con urgenza, risolta.Ne va della dignità e dell’immagine del Paese, ma soprattutto è in gioco il futuro dei giovani e lo sviluppo culturale ed economico della intera nazione.Non vi può essere progresso in alcun campo con un sistema di istruzione e formazione che si fonda sul clientelismo e sul malaffare.La sistematica negazione di elementari diritti per chi con sacrificio, entusiasmo e passione ha rinunciato a molto nella vita per un ideale fatto di studio, di ricerca, di insegnamento, di sana competizione basata sui risultati scientifici e non su intrallazzi di varia natura, mina alle sue fondamenta principi costituzionalmente riconosciuti, come il diritto al lavoro e alla giustizia.Ogni genitore che con sacrificio investe, non solo economicamente, in un suo figlio per spingerlo allo studio e alla ricerca scientifica oggi sa che tutto potrebbe essere speso invano, perché in un Paese come il nostro se non si fa parte della schiera dei privilegiati, se non si è affiliati a un gruppo di potere, a nulla serviranno le capacità, le competenze e i brillanti successi conquistati con i propri meriti, o anche all’estero, poiché altri «eletti» e predestinati lo precederanno in qualsiasi concorso universitario gestito come oggi leggiamo nelle sentenze della giustizia amministrativa, nelle inchieste come quella denominata “Università bandita”, nelle segnalazioni che quotidianamente pervengono alla nostra associazione.Il prezzo che il Paese è costretto a pagare è diventato insostenibile. Il danno non solo di immagine ma anche economico alla comunità è evidente, non solo all’istruzione ma anche alla salute (quando si parla di concorsi dell’area medica), con centinaia di concorsi pubblici per primario o professore in ambito medico dove a vincere non sono i più preparati e competenti, ossia coloro i quali potrebbero garantire al cittadino comune le cure migliori e all’avanguardia, ma coloro che a tavolino vengono prescelti in barba ai curricula e a parametri, che pure a mo’ di beffa vengono elencati in leggi ad hoc e in bandi pubblici, puntualmente aggirati e illecitamente ignorati. In questi anni, in parte, la magistratura si è attivata su singoli casi ed ha cercato di fare chiarezza, ma pressoché sempre l’Università si è opposta compatta a qualsiasi ingerenza non della politica ma della legge, scegliendo di non dare esecuzione alle statuizioni dei giudici e violando anche qui principi fondamentali dell’ordinamento dello Stato. Il mondo accademico, nella sua grande maggioranza, ha deciso di comportarsi come un fortino asserragliato, come una torre d’avorio fatta da intoccabili, come una conventicola nella quale è impossibile dialogare e mettersi in discussione.Questa lettera è un Appello per una Università diversa, fatto nel nome della cultura, dell’istruzione, della legalità, ma è anche un ennesimo grido di denuncia rivolto alle Istituzioni dopo tutte le richieste di aiuto finora rimaste inascoltate. Oggi è improcrastinabile una risposta e un intervento radicale sul sistema universitario e in particolare su quello del reclutamento da parte della politica. Abbiamo fatto pubblicamente le nostre proposte, insieme ai colleghi di “Osservatorio indipendente sui concorsi universitari”: riduzione dell’autonomia alle università; abolizione dei concorsi locali e attivazione di commissioni nazionali sorteggiate (tra tutti i docenti dei settori, quindi sorteggi veri) allargate ad almeno 5-7 membri; punteggi per titoli e pubblicazioni stabiliti a livello centrale dal Miur e uguali per tutte le classi di concorso (dal dottorato ai concorsi per ordinario) ed obbligo da parte delle commissioni di motivare i punteggi; penalizzazioni in percentuale sui fondi ordinari per gli atenei che si rendono colpevoli di non vigilare con i loro uffici sulle irregolarità (ad esempio il 3-5% in meno per chi propone bandi profilati, per chi non sanziona conflitti di interessi e illogicità di valutazione e non adegua le commissioni alle norme previste dall’Anac); sospensioni e multe pesanti per i commissari che si sono macchiati di irregolarità a livello di giustizia amministrativa o di reati penali ai concorsi.La legge 240/2010, meglio conosciuta come “Legge Gelmini”, a quasi dieci anni dalla sua promulgazione, se pure ha permesso ai candidati penalizzati ingiustamente di ricorrere alla giustizia amministrativa con più agilità, ha dimostrato più in generale il suo fallimento. Il sistema dell’abilitazione scientifica nazionale, così come quello delle procedure comparative, per come è applicato oggi, ha dimostrato tutta la sua inefficacia: il 96% dei vincitori di concorsi universitari è un interno, pochissimi concorsi con più di 2-3 concorrenti nonostante le migliaia di abilitati scoraggiati dal sistema baronale che li regola, età media troppo elevata della classe docente universitaria.Un Paese che fonda il suo futuro su una classe docente universitaria selezionata in questo modo da chi viola le leggi è un Paese che non ha futuro!Per questi motivi oggi siamo qui, in qualità di rappresentanti non dell’Università che emerge dalle intercettazioni della magistratura, che appare profondamente malata - di una malattia che sembra quasi insanabile - ma in rappresentanza di quella parte del corpo docente e ricercatore, che speriamo diventi presto maggioranza, la quale, al contrario, cerca non il riscatto personale ma la creazione di un sistema universitario che si fondi sui principi della legalità, della trasparenza e del merito.Ã? necessario uno scatto di orgoglio da parte di quella componente seria, buona e onesta del mondo universitario affinché l’istituzione esca dall’ignobile pantano delle inchieste giudiziarie e da un sistema di potere clientelare e autogestito e si affidi invece allâ??efficienza e al buon andamento imposto dall’art. 97 della nostra Costituzione, per ritornare a dare dignità all’altissimo ruolo istituzionale che il nostro ordinamento affida all’Università e alla sua classe docente.Noi abbiamo combattuto finora le nostre battaglie in nome di questi principi, ma sappiamo bene che senza un grande movimento di opinione, senza l'aiuto della stampa e dei media, senza l’impegno istituzionale delle alte cariche dello Stato, senza il coinvolgimento di quella parte delle forze politiche che intende, non a parole ma con i fatti, rinnovare e riorganizzare l’università italiana, tutto ciò rimarrà come un grido nel deserto: in tal caso sarebbe l’ennesima occasione sprecata per il futuro dei nostri giovani, di chi crede nello studio, nella preparazione, nella legalità, per migliorare se stessi, la propria condizione di vita, e così facendo la vita e l’immagine dell’intero paese agli occhi del mondo.Catania, 9 luglio 2019 Trasparenza e merito. L’Università che vogliamo
 
Scarica la Lettera aperta di TRA-ME al Presidente della Repubblica (pdf)  














Da: "Rassegna Concorsi Storia Moderna" concorsi@ereticopedia.org
A: clori-ml1@ereticopedia.org, clori-ml3@ereticopedia.org
Cc:
Data: Fri, 21 Jun 2019 08:22:06 +0200
Oggetto: [CLORI-ML] Corriere della Sera: "Università e merito, non torniamo allo Statuto"


Spettabili Colleghe e Colleghi,ritenendo importante la diffusione dell'informazione in merito, vi copiamo e linkiamo di seguito la notizia dell'intervento sul "Corriere della Sera" di ieri 20 giugno dell'Associazione "Trasparenza e Merito"  che si inserisce nel dibattito innescato dall'articolo di Walter Lapini, "L'Università ha bisogno di aiuto", apparso sempre sul "Corriere della Sera" l'11 giugno.  
Con i più cordiali saluti,Staff Pagina Concorsi Ereticopedia Tra-Me sul "Corriere": "Università e merito, non torniamo allo Statuto"Sul "Corriere della Sera" del 20 giugno 2019, la posizione del portavoce di «Trasparenza e merito. L’Università che vogliamo», Giambattista Scirè (ricercatore universitario) dopo l’editoriale "La nostra Università ha bisogno di aiuto" di Walter Lapini sul Corriere di qualche giorno fa.Università e merito, non torniamo allo StatutoCaro Direttore,
giorni fa il Prof. Lapini ha scritto un interessante articolo dal titolo «La nostra università ha bisogno di aiuto» nel quale, rimpiangendo i concorsi di vecchio stampo, anch’essi totalmente predeterminati, ricordava che con l’attuale metodo di reclutamento, dopo la legge Gelmini, un candidato sgradito al dipartimento e al sistema non ha chance anche se è un vero studioso perché le commissioni «on demand» sono decise in modo tale che vinca sempre chi deve vincere. In sostanza il prof. Lapini ha ammesso che i concorsi pubblici nell’università italiana sono tutti una farsa.

Bene, fa piacere che alcuni docenti ordinari inizino a dirlo perché è quello che sosteniamo noi di «Trasparenza e merito. L’Università che vogliamo» da quando siamo nati, mentre tutti ci davano dei matti. Il fatto è che la nostra associazione, che ormai ha raggiunto quasi i 400 iscritti tra ricercatori e docenti (precari e strutturati) e i 2400 sostenitori in tutta Italia, sostiene queste cose non sulla base delle sensazioni o delle voci di corridoio ai concorsi, ma sulla base di cifre e dati fattuali: abbiamo fatto circa 220 comunicati, abbiamo ricevuto 250 segnalazioni, più della metà delle quali si sono trasformate in ricorsi alla giustizia amministrativa o in denunce penali, abbiamo ricevuto centinaia di «pec» con i bandi cosiddetti «profilati, sartoriali o fotografia» (bandi che, come hanno stabilito le recenti sentenze, sono illegali perché non conformi agli articolati della legge Gelmini) e i nomi dei candidati predestinati a vincere che, guarda un po’, nel 99% dei casi si sono rivelati esatti.

Le sentenze che abbiamo suscitato hanno creato dei precedenti giuridici devastanti su molteplici aspetti di irregolarità in più fasi e livelli delle procedure concorsuali. Il sistema universitario italiano, per andare oltre le pur giuste osservazioni del prof. Lapini, è sicuramente un sistema familistico, nepotistico e clientelare, molto spesso fortemente corrotto e in alcuni casi estremi agisce con metodi e modalità mafiose (ritorsioni, minacce, omertà). Stiamo parlando infatti di casi con reati pesanti ai concorsi: «conflitto di interesse», «abuso di ufficio», «falso ideologico», «concussione», e in alcune situazioni è stata allertata la Corte dei conti per ingenti danni erariali.

Chi può interferire all’interno del santuario del sapere per eccellenza ovvero gli atenei? Nessuno, a quanto pare. Dal Medioevo ad oggi le università godono, sostanzialmente, di una autonomia pressoché totale, che è stata se possibile ancor più aumentata a partire dal 2010. Prima di questo spartiacque - lo vorrei ricordare al prof. Lapini, i concorsi erano ugualmente irregolari perché predeterminati ma per i candidati esclusi ingiustamente non c’erano neppure gli estremi e gli elementi per poter ricorrere al Tar e al Consiglio di Stato, essendo prevista una prova scritta e orale totalmente a giudizio discrezionale (leggi: arbitrio assoluto) delle commissioni e non una valutazione esclusivamente su titoli e pubblicazioni (dati fattuali e oggettivi).

No, non è il caso di tornare allo Statuto. La verità è che nell’Università italiana, allora come oggi, i concorsi universitari sono già tutti decisi prima dell’esito perché così sta bene a chi manda avanti la baracca. Gli altri candidati, in particolare i più preparati e titolati, o non partecipano per non creare problemi, oppure se partecipano sanno già che non vinceranno e che dovranno aspettare, buoni e zitti, ognuno il proprio turno. Chi si ribella a questa regola non scritta sarà tagliato fuori per sempre.

Il prof. Lapini chiedeva aiuto, non si sa bene a chi: ai docenti stessi che truccano i concorsi? No, l’università ha dimostrato, nel corso di decenni, che da sola non si auto-riforma. Alla politica, cioè al Miur o all’Anvur? Purtroppo, fino al recentissimo passato, a noi risulta anzi che il Miur, l’Anvur e la sua Direzione Generale, in aperto conflitto di interessi con la Crui, abbia sempre fatto da sponda e dato pareri di approvazione alle opache e irregolari modalità di reclutamento. Noi crediamo che debbano essere proprio i ricercatori e i docenti che hanno denunciato gli abusi, ovvero la parte buona e onesta presente negli atenei, rappresentata da associazioni come la nostra, come l’ «Osservatorio indipendente sui concorsi universitari», che hanno iniziato da tempo un’azione concreta di discussione pubblica sui casi di mala università e di proposta di modifiche al reclutamento, ad essere chiamati in causa per trovare soluzioni adeguate.

Ve ne proponiamo alcune (ma abbiamo già scritto e detto molte cose al riguardo sul sito). Basterebbero alcune semplici modifiche attraverso una proposta di legge: abolizione dei concorsi locali e ritorno al concorso nazionale, con un sorteggio simultaneo delle commissioni con numero allargato a 7-10 membri; determinazione preventiva da parte del Miur, per ciascun settore, dei punteggi minimo e massimo, espressi in centesimi, per tutti i titoli e pubblicazioni previsti dal decreto ministeriale 243/2011 per ricercatore, da estendere anche alle posizioni di I e II fascia; rideterminazione, secondo un modello più automatico, e riducendo al minimo la discrezionalità della commissione, dell’abilitazione scientifica nazionale; penalizzazioni in percentuale sui fondi ordinari per gli atenei che si rendono colpevoli di non vigilare con i loro uffici sulle irregolarità (ad esempio il 5% in meno per chi propone bandi profilati, per chi non sanziona conflitti di interessi e illogicità di valutazione e non adegua le commissioni alle norme previste dall’Anac); sospensioni e multe pesanti per i commissari che si sono macchiati di irregolarità a livello di giustizia amministrativa o di reati penali ai concorsi, in modo che non paghi la collettività ma i reali responsabili.

L’Università è un bene pubblico, una cosa troppo seria per essere lasciata in mano a docenti che fanno interessi privati, personali o di lobby con i soldi pubblici, nel disprezzo più totale delle regole, della legalità, della trasparenza e del merito. Se in fondo la classe dirigente è quella che ci troviamo oggi è anche per colpa di una istituzione universitaria che ha perso totalmente la sua credibilità e la sua funzione di selezione e di guida, per la ricerca e l’istruzione, del paese.Giambattista Scirè - Trasparenza e merito. L'Università che vogliamoLeggi l'articolo on line sul "Corriere della Sera" del 20 giugno 2019 
Da: "Rassegna Concorsi Storia Moderna" concorsi@ereticopedia.org
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Data: Tue, 11 Jun 2019 11:07:08 +0200
Oggetto: Corriere della Sera: Lapini, "La nostra Università ha bisogno di aiuto"


Spettabili Colleghe e Colleghi,
ritenendo importante la diffusione dell'informazione in merito, vi copiamo e linkiamo di seguito il post apparso sul sito dell'Associazione "Trasparenza e Merito"  che commenta l'articolo di Walter Lapini (ordinario di Letteratua greca all'Università di Genova) sul "Corriere della Sera" di oggi 11 giugno. Con i più cordiali saluti,
Staff Pagina Concorsi Ereticopedia
Corriere della Sera: Walter Lapini, "La nostra Università ha bisogno di aiuto"La polemica. Con l'attuale sistema dei concorsi un candidato sgradito non ha chance anche se è un vero studioso. In questo modo tanti talenti vengono sacrificati. L'articolo di Walter Lapini (professore ordinario di Letteratua greca all'Università di Genova) sul "Corriere della Sera""(...) Chi l'avrebbe mai detto che avrei rimpianto i concorsi universitari di un tempo tipo quello in cui mi interrogarono su una sola lingua delle due previste perché l'altra (il greco) non la sapevano, o quello in cui mi preferirono un coetaneo che aveva scritto circa 80 volte (sic) meno di me, o quello in cui per non farmi vincere si rifiutarono (sic) di convocare l'orale, sfidando le intemerate del ministero e perfino dei tribunali. Certo anche negli anni Novanta e Zero-Zero le commissioni reclutavano in massa raccomandati e cavalli di Caligola, però c'era qualche garanzia in più, primo perché queste commissioni, venute fuori da un complesso sistema di elezione e sorteggio su scala nazionale, non erano sempre disposte a farsi piacere l'enfant du pays; secondo, perché i concorsi di base, di accesso, quelli determinanti, erano fondati sugli scritti; e quando si cerca di valutare a capocchia una cosa che sta nero su bianco c'è il concreto rischoi di prendere male le misure e di ritrovarsi a remigare in aria come Wile Coyote sullo strapiombo. E così ogni tanto qualche competitor bravo e ostinato riusciva a trovare il buco nel filo spinato e a intrufolarsi.Ora invece, con le regole della Gelmini, questo non è più possibile. Sono i dipartimenti che se la cantano e se la suonano. Se io, professore di greco antico, chiedo e ottengo di mettere a bando il posto per un allievo o allieva, magari immeritevole, è il mio dipartimento che ne decide la commissione. Solo che il dipartimento, costituito da colleghi di discipline diverse dalla mia e che di greco nulla sanno, non potrà che chiedere consiglio a me e nominare le persone che dico io, e che io ovviamente sceglierò fra gli amici, i devoti, gli alleati, o fra coloro che mi devono qualcosa o che in qualche modo posso influenzare. E così si va in campo con l'arbitro scelto dalla squadra di casa. E il candidato sgradito, fosse pure Cristo in terra, non ha nessuna chance. Una condizione di parzialità, di vizio di partenza che ogni altro settore della vita civile respingerebbe con sdegno, ma che invece è normale per le università (...) Solo un errore umano può introdurre un clinamen in questo dispositivo formidabile: quando vince un candidato non voluto, vince perché la commissione si incasina e commette illeciti grossolani tipo dare sei punti quando il massimo è cinque o cose così. Che fanno dinanzi a tutto questo i direttori di dipartimento, i presidi, i rettori? Non fanno un bel niente, anzi collaborano. Le autorità accademiche hanno una sola cosa in testa: il bilancio. E poiché ogni vincitore non previsto e non voluto sottrae risorse alle carriere altrui, la città-Stato si stringe a coorte e se le inventa tutte pur di non affidarsi al caso, ai sorteggi, all'alea dell'imprevisto, e pianifica la fregatura degli outsider in maniera plateale, senza più foglie di fico, con scene alla Guglielmo il Dentone. Esistono perfino commissioni on demand, coppie fisse o terne fisse di tagliatori di teste che corrono da un capo all'altro dell'arcipelago Anvur per mettersi al servizio del barone locale, facendosi compensare con qualche invito ai convegni, con qualche presidenza di seduta, con un piatto di trofie; o anche lavorando gratis, per amore dell'arte, o per sentirsi importante, vai a sapere. Il grande pubblico nulla sa di tutto questo. Ogni tanto legge sul giornale di professori coinvolti in episodi di malaffare e poi non ci pensa più, nella persuasione che l'università sia una specie di Hollywood, un mondo a parte, un male necessario che c'è e va sopportato come la grandine, le tasse e le cene dai suoceri. Ma l'immagine dell'università italiana scossa da scandali di sesso, nepotismo e mazzette fa perfino comodo, perché occulta la realtà di gran lunga più agghiacciante dell'ingiustizia strutturale, sistemica, da cui non ti puoi difendere in quanto è insita nelle regole stesse; che spesso, poi, sono regole monouso, decise per alzata di mano da dieci o quindici rubagalline, per i quali parole come legale, lecito e legittimo vogliono dire la stessa cosa. Se le porte dell'accademia si spalancassero, la gente non vedrebbe scene da boudoir, con professore arrapato e laureanda discinta come nei filmetti della Fenech, ma bensì l'antro del serial killer, con ossa sparse e organi sotto formalina. E se qualcuno trova grandguignolesca questa immagine, pensi a quanti ingegni, talenti, progetti di vita e vite stesse (Norman Zarcone, Luigi Vecchione) sono state sacrificate sul monumentale catafalco di imbroglio e di violenza su cui il sistema concorsuale italiano è costruito. Se avessimo una bandiera, dovremmo issarla a rovescio, come nel finale della "Valle di Elah". Da soli non usciremo da questo cuore di tenebra. L'Università ha bisogno di aiuto. Qualcuno ci aiuti."Non possiamo che sottoscrivere questo articolo del prof. Lapini. Fa piacere che sia un autorevole docente ordinario a dire con coraggio e scrivere cose che noi sosteniamo da quando siamo nati. Benvenuti, dunque, a quanti come lui hanno capito finalmente che l'università italiana con questi metodi e con questo meccanismo di reclutamento non può andare avanti se non verso il baratro. E' vero, l'università ha bisogno di aiuto e noi di Trasparenza e merito non abbiamo alcuna voglia di chiedere aiuto perché il nostro motto è: "Aiutati da solo che Dio ti aiuta". Dunque, caro prof. Lapini, benvenuto tra noi e adesso rimbocchiamoci le mani.
 Leggi l'articolo cartaceo integrale sul "Corriere della Sera" del 11 giugno 2019 














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Data: Thu, 30 May 2019 14:49:29 +0200
Oggetto: Tribunale penale di Catania: le motivazioni di condanna della commissione universitaria


Spettabili Colleghe e Colleghi,
ritenendo importante la diffusione dell'informazione in merito, vi copiamo e linkiamo di seguito il post apparso sul sito dell'Associazione "Trasparenza e Merito"  che commenta e riporta le motivazioni, recentemente depositate, della sentenza del Tribunale penale di Catania che ha condannato la commissione del concorso di ricercatore in Storia contemporanea del 2011.Con i più cordiali saluti,
Staff Pagina Concorsi Ereticopedia

 

Link: https://www.trasparenzaemerito.org/notizie/tribunale-di-catania-le-devastanti-motivazioni-di-condanna-della-commissione-universitaria 
Tribunale di Catania: le DEVASTANTI motivazioni di condanna della commissione universitariaSENTENZA DI CONDANNA PENALE PER COMMISSIONE DI CONCORSO UNIVERSITARIO: UN PESANTISSIMO E CLAMOROSO MONITO PER IL FUTURO RECLUTAMENTO NELL'UNIVERSITA' ITALIANA!Sentenza N. 2241/19 del 16 aprile 2019, depositata in cancelleria il 16 maggio 2019Il Tribunale penale di Catania, sezione Terza, in composizione collegiale in persona dei membriDott.ssa Maria Pia Urso, Presidente (estensore)Dott.ssa Consuelo Corrao (Giudice)Dott.ssa Barbara Rapisarda (G.O.P.)ha pronunciato la sentenza di condanna nei confronti diNeri Serneri Simone, Masella Luigi, Staderini Alessandra,imputati del reato p. e p. dagli artt. 110 e 323 c.p. (abuso di ufficio in concorso tra loro)perchè agendo in concorso tra loro, nelle rispettive cariche di presidente (Neri Serneri), di componente (Masella) e di segretario (Staderini) della commissione giudicatrice della selezione pubblica per la stipula di un contratto di lavoro a tempo determinato per lo svolgimento di attività di ricerca, di didattica, di didattica integrativa e di servizio agli studenti per il settore concorsuale 11/A3 - Storia contemporanea - settore scientifico disciplinare M-Sto/04 Storia contemporanea, indetta dall'Università degli Studi di Catania l'11 agosto 2011, in evidente violazione delle disposizioni del bando e dei parametri fissati dal decreto ministeriale del 4 ottobre 2010 per il settore M-Sto/04, attribuivano punteggi positivi ai titoli posseduti dalla candidata Melania Nucifora in aree disciplinari attinenti alla storia e alla trasformazione del territorio e del paesaggio, all'evoluzione degli insediamenti industriali, alle politiche comunitari per l'ambiente e l'archeologia industriale, nonché all'insegnamento di "storia dell'architettura", nonostante l'evidente e totale incongruenza dei predetti titoli con il settore scientifico disciplinare "storia contemporanea" e la loro pertinenza ad altri settori scientifico-disciplinari (Icar 15 e Icar 18 estranei al bando). Ed in tal modo INTENZIONALMENTE arrecavano un ingiusto vantaggio patrimoniale alla candidata Nucifora dichiarandola la candidata migliore cui seguiva, in data 28 dicembre 2011, la stipula del contratto di lavoro con l'Università di Catania. Commesso in Catania il 20 dicembre 2011.Motivazioni(…) La PROSPETTAZIONE offerta dalla commissione giudicatrice, nelle parole del suo presidente Neri Serneri, è FALSA: essa è MACROSCOPICAMENTE FALSA posto che la semplice lettura della declaratoria del settore ICAR/18 smentisce la conclusione cui la commissione è pervenuta. Nell'ambito delle stesse precisazioni, la commissione giudicatrice afferma che "nella declaratoria di altri settori scientifico-disciplinari non compare la storia urbana del territorio come settore scientifico disciplinare a sé stante o ricompresi entro altri settori scientifici disciplinari diversi da 11/A3 M-Sto/04. L'AFFERMAZIONE è FALSA: MACROSCOPICAMENTE FALSA. Premesso che non è certo dall'eventuale assenza di un settore scientifico disciplinare a sé stante che sarebbe potuta derivare, in tesi, l'inerenza della storia urbana del territorio al settore scientifico disciplinare 11/A3 M-Sto/04 (come se l'inclusione di una disciplina nel settore dipendesse dall'indisponibilità di altro settore scientifico disciplinare a sé stante in cui collocare utilmente la disciplina: opzione non solo non prevista dalla normativa di settore ma neppure desumibile da una eventuale lettura evolutiva dei contenuti scientifico-disciplinari che, come era noto alla commissione giudicatrice, risponde a ragioni di ordine sistematico), osserva il Collegio che di storia urbana del territorio si discute in altri settori: ICAR/18, ad esempio. A riscontro della non condivisibilità della progettazione offerta dalla commissione giudicatrice soccorre l'allegato al decreto ministeriale. Nel disciplinare le affinità tra i settori, l'allegato in parola sancisce che nessun settore è affine a quello rubricato ICAR/18 Storia dell'architettura. Quanto al settore M-Sto/04, l'allegato ne sancisce l'affinità con Storia moderna M-Sto/02. Va qui ricordato che degli allegati al decreto la commissione giudicatrice deve aver tenuto conto e sugli stessi la commissione deve aver parametrato le proprie valutazioni nel licenziare un giudizio di congruità dei titoli posseduti da un laureato in architettura, Melania Nucifora, con il settore M-Sto/04. La compiuta istruttoria dibattimentale consente di non affrontare la questione relativa all'eventuale configurabilità di un'ipotesi di errore sugli elementi normativi, ciò perché la lettura dei verbali, delle note, delle precisazioni forniti dai tre imputati esclude l'errore e consegna al giudizio una LUCIDA DECISIONE, NON FONDATA SULL'ERRORE. I tre commissari conoscono perfettamente i settori scientifico-disciplinari, le declaratorie, gli allegati al Decreto ministeriale ed agiscono sulla scorta di quel bagaglio normativo, violandolo. Scrivono i commissari nel verbale che "tanto la normativa quanto la prassi didattica e scientifica considerano la storia urbana , del territorio e dell'ambiente ambito pienamente interno alle discipline storiche propriamente intese e dune al settore M-Sto/04". L'AFFERMAZIONE è FALSA, quanto alla normativa. Quell'affermazione è INDIMOSTRATA, quanto alla prassi. A margine, osserva il Collegio, nessun valore si sarebbe potuto annettere ad una prassi eventualmente formatasi in contrasto con la normativa.In diritto, la vicenda è interamente sussumibile nel delitto di cui all'art. 323 c.p. esattamente contestato agli odierni imputati. Quanto all'elemento oggettivo, è sufficiente richiamare le statuizioni del giudice amministrativo che, con condivisibile argomentazione, ha ritenuto la macroscopica illegittimità degli atti impugnati, annullandoli. Analizzando l'elemento soggettivo del reato di abuso di ufficio, va ricordato che non è richiesta la prova della collusione del pubblico ufficiale con i beneficiari dell'abuso, essendo sufficiente la verifica del favoritismo posto in essere con l'abuso dell'atto di ufficio, prova che può essere desunta anche da elementi sintomatici come la macroscopica illegittimità dell'atto compiuto, o anche da una serie di indici fattuali, tra i quali assumono rilievo l'evidenza, reiterazione e gravità delle violazioni, la competenza dell'agente, i rapporti fra agente e soggetto favorito, l'intento di sanare le illegittimità con successive violazioni di legge (Corte di Cassazione, Terza Sezione Penale, 15 marzo 2019; Corte di Cassazione, Sezione Terza, 4 settembre 2018). Facendo applicazione del principio di diritto enunciato dalla CORTE DI CASSAZIONE nelle sentenze citate, osserva il Collegio che gli atti assunti dalla commissione giudicatrice sono affetti da MACROSCOPICO VIZIO DI ILLEGITTIMITA', essendo stati adottati in APERTA ed EVIDENTE VIOLAZIONE delle previsioni contenute nel decreto ministeriale. Ma vi è di più. Quelle determinazioni si pongono in aperto contrasto con le previsioni contenute nel bando e si risolvono, anche per il suo tramite, in una ULTERIORE VIOLAZIONE DI LEGGE. Resterebbe da chiedersi a quale normativa i commissari abbiano fatto riferimento nell'affermare che, da un lato, non esistono settori scientifico-disciplinari appropriati per i titoli vantati dalla candidata, e dall'altro, che quei titoli - in cerca di identità - siano congrui al settore M-Sto/04 e, comunque, prevalenti rispetto a quelli vantati dagli altri candidati. QUELLA NORMATIVA, opiniamo, NON ESISTE. Quei titoli, osserva il Collegio, non sono né congrui né affini al settore messo a concorso. Della MACROSCOPICA VIOLAZIONE DI LEGGE i commissari erano PERFETTAMENTE CONSAPEVOLI tanto che, posti di fronte alla necessità di riesaminare la questione, non esistevano a REITERARLA, affermando CONCETTI FALSI che - ove mai non fossero stati colti, in buona fede, nella prima versione dell'illecito, essendo stati, frattanto, chiaramente denunciati dal Tar, avrebbero potuto essere emendati ricorrendo ad una semplice consultazione, a riscontro, del materiale normativo.A margine, osserva il Collegio che UTILE SAREBBE STATO AFFIDARE LA RINNOVAZIONE DEGLI ATTI AD UNA COMMISSIONE giudicatrice IN UNA DIVERSA COMPOSIZIONE.Su tale aspetto, va ricordato, in linea generale, che la questione se, in seguito all'annullamento giurisdizionale di atti di una procedura concorsuale, la ripetizione della procedura annullata e, in particolare, la rinnovazione degli atti vada, o meno, affidata a - ed effettuata da - una commissione giudicatrice in una composizione diversa da quella dell'origano collegiale che aveva proceduto a compiere le operazioni annullate al giudice amministrativo, va risolta considerando che la scelta in ordine alla sostituzione necessaria, o meno, della commissione di concorso in seguito all'annullamento giurisdizionale dei suoi atti non si fonda sull'applicazione necessaria di un preciso comando legislativo, ma comporta la valutazione discrezionale delle circostanze che hanno portato all'annullamento degli atti. Posto che la commissione di concorso è giustificata solo quando il suo operato abbia ingenerato dubbi sulla sua capacità di operare con l'indispensabile trasparenza (Consiglio di Stato, sez. VI, 11 marzo 2015), secondo una valutazione che pertanto, in assenza dell'accoglimento dei relativi vizi dedotti sulla composizione nel giudizio di cognizione, rientra nella sfera di valutazioni di opportunità dell'amministrazione interessata , osserva il Collegio che, poiché nessuna valutazione ostativa sul punto era stata fatta dal Tar (presumibilmente perché nessuna censura era stata mossa in sede di ricorso), e poiché quel giudice era pervenuto ad un giudizio cautelare fondato su consistenti profili di fumus, BEN AVREBBE POTUTO, in piena autonomia, l'amministrazione interessa, AFFIDARE AD ALTRA COMMISSIONE la rinnovazione di quegli atti. Infatti, un semplice raffronto tra le decisioni censurate dal Tar e le declaratorie relative ai settori scientifico-disciplinare di riferimento avrebbe consentito di stabilire che quelle decisioni poggiavano su premesse false in quanto smentite dalla normativa di settore. Analizzando più in dettaglio l'elemento soggettivo, osserva il Collegio che, atteso che la condotta posta in essere dalla commissione giudicatrice si situa fuori dallo schema legale che ne definisce i poteri (cioè il profilo delle attribuzioni) e lo scopo (cioè il profilo della disciplina), non potevano esservi margini di dubbio in ordine alla marcata illegittimità del suo operato. Su tale aspetto della vicenda nessun fattore di disturbo si trae dall'analisi delle prove dichiarative promananti dai consulenti tecnici a discolpa. Ritiene il Collegio che la lettura di quelle dichiarazioni non consente di accedere alla progettazione difensiva. Ciò sulla base delle seguenti considerazioni. Rivendicando l'autonomia della ricerca scientifica, i consulenti Paolo Macrì e Fulvio Cammarano partono da una premessa indiscussa ma giungono a risultati, non solo del tutto indimostranti ma, al di più, smentiti dalla normativa di settore su cui, osserva il Collegio, non spendono una sola parola. Attribuendo valore meramente esemplificativo al contenuto delle declaratorie dei settori scientifico-disciplinari, i consulenti ne deducono il potere riconosciuto allo studioso di delineare, in dettaglio, i confini della disciplina, definendone i contorni nell'ambito dell'incessante ricerca scientifica e della ineluttabile e coessenziale necessità, insita nella sua stessa funzione, di operare un costante adeguamento dei contenuti del settore scientifico disciplinare ai contributi apportati dal mondo accademico e dalla ricerca, in generale. Sulla base di tale premessa, i due consulenti giungono alla conclusione: poiché spetta allo studioso definire i confini della disciplina, non è stato inconferente includere i titoli della Nucifora nell'ambito M-Sto/04 Storia contemporanea. Nel merito, poi, osserva Macrì, quelle pubblicazioni sono apprezzabili perché restituiscono "il profilo di una storica capace di intrecciare tematiche di storia dell'amministrazione e delle pratiche amministrative, di storia della cultura delle elide dirigenti e di storia delle politiche pubbliche, di storia delle strutture e delle infrastrutture , di storia del territorio, dell'ambiente e del fenomeno urbano". In diritto, TALE MODUS OPERANDI è PENALMENTE RILEVANTE alla luce del chiaro disposto dell'art. 5 c.p. e dell'art. 47 c.p. Osserva il Collegio come non sia revocabile in dubbio che l' INTERPRETAZIONE TROVA UN LIMITE INVALICABILE NEL DETTATO NORMATIVO e che l'esercitazione scientifica volta ad allargare o a restringere (in ogni caso a definire) i confini di un settore scientifico disciplinare deve terne conto della declaratoria. LA DECLARATORIA NON E' UNA CHIAVE DI LETTURA, ESSA COSTITUISCE UN LIMITE. Un chiaro passaggio della disapplicazione consapevole della normativa ad opera della commissione giudicatrice si trae dalle parole spese dall'imputata Staderini in sede di interrogatorio: richiesta di riferire se nell'assumere le determinazioni in ordine alla valutazione del curriculum della Nucifora, la commissione avesse tenuto in considerazione le prescrizioni normative di cui al decreto ministeriale per il settore M-Sto/04, l'imputata rispondeva che la commissione non ne aveva tenuto conto perché ritenuto (dalla commissione) "universalmente limitativo e anche perché non richiamato dal bando". Questa affermazione traccia A TUTTO TONDO IL PROFILO DI UNA DOLOSA VIOLAZIONE DELLA NORMATIVA, SMENTITA DAGLI ATTI REDATTI DALLA STESSA COMMISSIONE valutatrice.Secondo il Prof. Macrì "una volta stabilita una metodologia i confini (della storia contemporanea) sono illimitati (…) E' pervio evidente che gli argomenti trattati dalla candidata negli elaborati rientrano pienamente nella declaratoria del settore M-Sto/04 Storia contemporanea e sono congrue rispetto al settore concorsuale. E' parimenti evidente che argomenti e titoli in oggetto sono incongrui rispetto alle metodiche, alle tematiche e allo stato degli studi che caratterizzano il settore scientifico Icar/15 e Icar/18". Partendo da tale ultima affermazione, una prima considerazione consente al Collegio di ridurre il raggio di approfondimento dell'analisi della consulenza in parola: non sono note e paiono escludersi conoscenze specifiche del prof. Macrì in ambito scientifico disciplinare Icar/15 e Icar/18; di talché del tutto apodittica appare la netta valutazione licenziata dal prof. Macrì circa la non congruità dei lavori della candidata con quegli ambiti. Secondo il Collegio, la relazione di consulenza presenta una frattura tra la parte percepente e quella valutativa. Invero, pur potendosi convenire sulla non esaustività della declaratoria, non può però essere condiviso il giudizio di irrilevanza che il prof. Macrì annette alla stessa declaratoria ai fini dell'individuazione del settore scientifico disciplinare. Come lo stesso prof. Macrì osserva "le declaratorie sono testi ufficiali, non è che mi metto a fare io le declaratorie". Nondimeno, osserva il Collegio, le conclusioni alle quali il prof. Macrì è pervenuto si risolvono in una rielaborazione della declaratoria, anzi in una negazione dello stesso parametro posto che, in nome di quello spazio di autonomia intangibile, non solo da forze esterne ed estranee al sapere scientifico ma, a ben vedere, refrattario, per sua stessa natura, ad una catalogazione pur se elaborata al suo interno, in ambito accademico, finisce con l'imprimere una inaccettabile forza centrifuga ad ogni forma (tentativo) di definizione dell'ambito del sapere, ripudiando le declaratorie. In diritto, le declaratorie costituiscono parametro normativo, unità di misura dell'operato della commissione giudicatrice, elemento normativo che , per l'operatore, anche per lo studioso della materia, costituisce la presa d'atto, non un punto di avvio di un dibattito scientifico; perlomeno non in sede di valutazione di candidati ammessi ad un concorso. In ogni caso, poiché le conclusioni offerte dal prof. Macrì riguardano espressamente le pubblicazioni e non i titoli della candidata Nucifora, quelle conclusioni appaiono porsi ai margini del presente giudizio penale posto che, come ha già rilevato il Tar, l'interdisciplinarietà non può afferire i titoli. Secondo il prof. Fulvio Cammarano "i lavori della candidata Nucifora rientrano nella disciplina della storia contemporanea perché questa assume al proprio interno moti degli aspetti della storia urbanistica".A fronte delle conclusioni rassegnate dai consulenti a discolpa si situano tre prove dichiarative analoghe per matrice (trattandosi di tre docenti in storia contemporanea) ma differenti per provenienza.Dopo aver premesso che, contrariamente a ciò che secondo la prassi accademica, è usuale, la commissione giudicatrice era formata da tre membri esterni all'ateneo, il prof. Salvatore Lupo si è soffermato sull'esito del concorso, affermando che "ragionando con un criterio di ragionevolezza", egli non avrebbe fatto vincere un candidato che non avesse un dottorato di ricerca. "Io personalmente , se fossi stato in quella commissione mi sarei comportato diversamente perché io non avrei fatto vincere un candidato che non aveva il dottorato di ricerca. Il dottorato di ricerca serve per formare degli studiosi e poi gli studiosi vanno a insegnare all'Università". E ancora: "Consideravo francamente bizzarro il fatto che, in presenza di professori ordinari di storia contemporanea in quell'ateneo fosse stato chiamato a fare da membro interno un professore che veniva da Firenze (…) la facoltà avrebbe potuto scegliere un professore di storia contemporanea, un professore ordinario di storia contemporanea che c'era nell'ateneo, ed invece non lo fece per autogestioni questa cosa qua". Il prof. Luciano Granozzi, richiesto cosa possa ritenersi interno ai confini della storia contemporanea dal punto di vista dell'oggetto e del metodo, ha dichiarato quanto segue: "Facciamo il caso della storia dell'arte, anche nel caso dell'arte c'è una disciplina specifica che è storia dell'arte,e tuttavia fatti della produzione artistica possono diventare fonti per lo storico; il modo con cui però questi temi vengono sudisti dallo storico dell'arte e dallo storico tout court sono molto diversi (…) Quindi diciamo che è proprio un fatto di metodo, ed è un fatto anche di formazione, perché è chiaro che lo storico invece non ha gli strumenti che ha lo storico dell'arte, molto spesso non ha quella conoscenza così approfondita della disciplina, però usa quelle fonti e quindi fa un discorso diverso attorno a quelle fonti". Confermando il contenuto di un sms inviato a suo tempo al Dott. Giambattista Scirè, il prof. Granozzi confermava di aver riferito allo Scirè dell'interesse del preside della facoltà, prof. Iachello alla vicenda. Il prof. Granozzi confermava altresì di avere riferito al dott. Scirè che quel concorso "era una vera porcheria". "Si, si, si. E' vero, pensavo questo, sì, e lo continuo a pensare" (dal verbale di udienza citato). Nel mese di maggio 2012 il dott. Scirè chiedeva al prof. Giuseppe Carlo Marino di esprimere un parere in ordine alla congruità di alcuni titoli che erano stati presentati da una candidata ad un concorso di storia contemporanea. Dice Marino: "Perché, signori, il problema mi pare scontato, c'è uno statuto disciplinare delle discipline che aspirano ad avere una loro caratterizzazione scientifica e la storia contemporanea ha un suo statuto scientifico e mi era parso che quello statuto scientifico fosse stato assolutamente eluso. Credo che risulti anche da un'analisi oggettiva perfino dei titoli dei testi che peraltro io in quella occasione vidi anche al di là dei titoli, esaminandoli anche nel merito. Mi parvero titoli che potevano forse assumere un carattere di studi validi per altri settori scientifici, ma non certamente per la storia contemporanea (â?
Spettabili Colleghe e Colleghi, 
ritenendo importante la diffusione dell'informazione in merito, vi copiamo e linkiamo il comunicato in oggetto pubblicato sul sito dell'Associazione Trasparenza e Merito. Il comunicato commenta a sua volta un articolo de "Il Sole 24 Ore" di oggi 5 agosto 2019 che  si può consultare al link indicato più sotto e che è altresì allegato in pdf alla presente e-mail.
Con i più cordiali saluti,

Grande vittoria di TRA-ME: annunciata la stretta su concorsi truccati da parte del MIUR
https://www.trasparenzaemerito.org/post/grande-vittoria-di-tra-me-annunciata-la-stretta-su-concorsi-truccati-da-parte-del-miur 

Un articolo dal titolo "Università, stretta sui concorsi truccati: controlli a campione sul 10% dei bandi" pubblicato sul "Sole24ore" del 5 agosto 2019 documenta come il MIUR abbia deciso di recepire alcune delle proposte, fatte ormai più di un anno fa, da "Trasparenza e Merito". C'è ancora molto da fare, ma si tratta di un primo importante segnale dato agli atenei che truccano le regole dei concorsi nonché una prima concreta grande vittoria dell'Associazione.

Scrive il "Sole24ore":

"A poco più di un mese dallo scoppio dell?ennesima inchiesta giudiziaria su baronie universitarie e concorsi truccati in Italia - quella diâ??Catania che ha portato alla sospensione del rettore Francesco Basile e di altri 9 docenti universitari - il ministro Marco Bussetti è pronto a correre ai ripari. E prepara la stretta sulle selezioni locali. In arrivo controlli a campione sul 10% di tutti i bandi pubblicati annualmente: un centinaio di procedure su cui l?Anvur dovrà vigilare e riferire al Miur. In caso di irregolarità il ministero chiederà al rettore di annullare l?atto.

Al Sole 24 ore del Lunedì Bussetti chiarisce che l?obiettivo del giro di vite sarà «garantire, nel rispetto dell?autonomia degli atenei, una sempre maggiore trasparenza. Troppe volte le cronache - aggiunge - si sono riempite di casi negativi che hanno rischiato di appannare l?immagine di un sistema universitario quello italiano, che è di altissimo livello e che produce laureati che il mondo ci invidia e ci richiede. Con questo decreto - assicura - ci muoviamo a tutela di chi fa bene e lavora, ogni giorno, per la crescita e il miglioramento del sistema».

L?inchiesta ?Università banditaâ?

Lâ??ultimo episodio di presunte corruttele negli atenei risale al 28 giugno. Quando il gip di Catania chiede la sospensione per il rettore (Francesco Basile) e 9 docenti dell?università di Catania, tutti indagati per associazione per delinquere, corruzione e turbativa d?asta.?Ma il sistema attenzionato dall?inchiesta ?Università bandita? è molto più ampio. Le persone coinvolte sono 80 (ai 66 dell?inizio se ne sono aggiunti infatti altri 14), tra cui 40 professori dell?ateneo catanese e 20 di Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona. Per un totale di 27 concorsi ?truccati? e altre 97 procedure sospette. L?escamotage per far vincere il candidato ?amico? sarebbe il solito: cucire il bando addosso a lui così da tagliare fuori gli altri aspiranti prof, sebbene più titolati. Un marchingegno antico che neanche il doppio livello di selezione voluto dalla riforma Gelmini del 2010 - prima l?abilitazione scientifica nazionale e poi la selezione locale - sembra aver spezzato.

Le contromisure del ministero

Dal 2 luglio Basile non è più rettore dopo che il ministro Bussetti ha accolto le sue dimissioni.?Una settimana dopo la macchina per la scelta del nuovo ?magnifico? catanese si è messa in moto. Tra le polemiche. Ad esempio sulla possibilità per il decano di bandire nuove elezioni oppure sul mancato commissariamento dell?ateneo.?Due scelte che i tecnici del ministero difendono. Facendo notare che, norme alla mano, si può commissariare un?istituzione universitaria solo in presenza di dissesto finanziario. Per evitare che il fenomeno si ripeta in futuro sta anche per arrivare un decreto ministeriale messo a punto dal Capo dipartimento per la Formazione superiore e la ricerca, Giuseppe Valditara, che introduce un sistema di controlli a campione sul 10% di concorsi locali svolti ogni anno. Un intervento - sottolinea - «di moralizzazione ma rispettoso dell?autonomia universitaria».

Entro il 30 novembre di ogni anno il ministero sorteggerà il 10% di procedure da controllare. Sarà l?agenzia Anvur a verificare se esistono - come si legge nella bozza di provvedimento - «evidenti e macroscopici scostamenti tra il giudizio formulato dalla Commissione e le risultanze dal controllo». Innanzitutto controllando il numero di pubblicazioni scientifiche dell?eventuale vincitore e degli sconfitti.?In presenza di irregolarità l?Anvur potrebbe convocare il rettore e chiedere spiegazioni. Facendo poi confluire il tutto nella relazione complessiva da inviare al Miur entro il 28 febbraio.?Entro fine marzo sarebbe il ministero a chiedere ai rettori l?annullamento in autotutela del concorso. Per evitare che l?alea del sorteggio disinneschi la misura il decreto prevede che l?attenzione dell?Agenzia di valutazione guidata da Paolo Miccoli possa estendersi ad altri concorsi giudicati â??sospetti? dai diretti interessati. Un compito che Anvur è pronto a svolgere - garantisce Miccoli - all?interno di unâ?? «operazione di trasparenza che spero venga interpretata dal mondo accademico come un contributo per stemperare le polemiche, anche recenti, che rischiano di dare al Paese una visione distorta ed ingiusta delle università». Sperando che basti."
 

Leggi l'articolo cartaceo sul "Sole24ore" del 5 agosto 2019 



Rivoluzionaria sentenza Corte dei conti: il concorso annullato perché illegittimo è danno erariale

 
Link: https://www.trasparenzaemerito.org/post/rivoluzionaria-sentenza-corte-dei-conti-il-concorso-annullato-perché-illegittimo-è-danno-erariale
 

E' stata pubblicata recentemente una sentenza importantissima da parte della Corte dei Conti, sezione centrale d'appello (n. 139/2019 del 13 giugno 2019, che ha confermato la precedente sentenza della sezione Lazio n. 373/2018), nella quale - per la prima volta - si fa riferimento ad una precisa responsabilità di danno erariale in un bando di concorso semplicemente annullato perché illegittimo. Come capite, per quanto riguarda le vicende dei concorsi universitari, questo precedente di natura giudiziaria contabile apre scenari apocalittici per chiunque abbia responsabilità dirette nella pubblicazione e nell'annullamento di bandi di concorso ritenuti irregolari.

Nella sostanza, la sentenza sostiene che un bando pubblico che presenti clausole illegittime, le quali determinano il successivo annullamento della procedura, arreca un danno erariale alla pubblica amministrazione per l'inutile indizione, organizzazione e svolgimento delle prove, indipendentemente dal fatto che la graduatoria finale venga ritirata o che venga annullata tutta la procedura.

Le somme sostenute dalla Pubblica amministrazione per lo svolgimento della procedura di selezione del concorso, poi annullato a causa di aspetti di illegittimità nel bando stesso, sono uno spreco del denaro pubblico e, di conseguenza, giustificano una condanna al risarcimento per danno erariale.

La responsabilità del danno e quindi il risarcimento economico, in questo caso, viene addebitato a tutti coloro che hanno avuto un ruolo diretto nella stesura e nella pubblicazione del bando: il dirigente generale, il direttore firmatario del provvedimento finale e il responsabile unico del procedimento che aveva curato l?istruttoria e predisposto il bando di concorso. La vicenda specifica, che ha portato a questa rivoluzionaria sentenza, è seguita all'attività della Procura regionale, che ha citato in giudizio tutti i responsabili. La procura aveva delegato il nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, il quale aveva scoperto varie irregolarità della procedura che era stata annullata in autotutela dall'ente stesso. La scelta di annullamento della procedura, operata in autotutela dall?Amministrazione, era stata impugnata da alcuni candidati.

La condotta messa in atto dalla Pubblica amministrazione in questo caso specifico (ma che come ben capite, potrebbe essere individuata in tantissime altre procedure di concorso) si è caratterizzata, ad avviso della Corte dei Conti, per leggerezza e noncuranza dell'interesse pubblico, assumendo condotte connotate da un rilevante e significativo scostamento dai comuni parametri di corretta gestione ed omettendo le opportune verifiche sulla legittimità del bando nella fase preliminare. Come ben evidenziato dai giudici contabili, la revoca, pure legittima, della procedura concorsuale (come i giudici amministrativi avevano confermato), ha prodotto comunque un danno economico per l?Amministrazione e per lo Stato.

L'Associazione Trasparenza e Merito consiglia, dunque, tutte le componenti dello Stato e della Pubblica amministrazione, per quanto compete i bandi universitari, dal Ministero a tutti gli Atenei dunque, di svolgere adeguatamente e tempestivamente la propria funzione di garanzia e di controllo delle procedure stesse, al fine di evitare alla collettività danni economici rilevantissimi.

L'Associazione invita, con il suo decalogo che potrete leggere nello statuto, tutti gli iscritti e, più in generale, i candidati partecipanti ai concorsi, di esigere dagli uffici la trasparenza massima sui bandi di concorso e su tutte le fasi delle procedure selettive, inviando sempre l'istanza con la richiesta di accesso agli atti come forma basilare e minima di garanzia.

Leggi un articolo sulla vicenda

Leggi l'articolo su "Il Sole 24 Ore" del 22 luglio 2019

Leggi la sentenza della Corte dei Conti del 13 giugno 2019 
 

Da: "Rassegna Concorsi Storia Moderna" concorsi@ereticopedia.org
A: clori-ml1@ereticopedia.org, clori-ml3@ereticopedia.org
Cc:
Data: Fri, 12 Jul 2019 16:51:56 +0200
Oggetto: [CLORI-ML] Lettera sull'Università bandita ed i concorsi ad personam

Spettabili Colleghe e Colleghi,
ritenendo importante la diffusione dell'informazione in merito, vi copiamo e linkiamo il comunicato in oggetto dell'Osservatorio Indipendente Concorsi Universitari insieme al commento dell'Associazione Trasparenza e Merito. 
Link 1: https://www.trasparenzaemerito.org/post/osservatorio-indipendente-lettera-sull-università-bandita-ed-i-concorsi-ad-personam
Link 2: https://drive.google.com/file/d/1Jnt6WIRK-PPIzfX79Go04m8Mvvg7SKwn/view

Con i più cordiali saluti,
Staff Concorsi Ereticopedia

Osservatorio indipendente: Lettera sull'Università bandita ed i concorsi ad personam

Pubblichiamo la lettera dei colleghi di "Osservatorio indipendente sui concorsi universitari" dal titolo: Di quando a Catania si gridò allo scandalo per i concorsi truccati, ma i concorsi ad personam rimanevano la prassi non dichiarata.

"Quando, quasi due anni fa, è stato creato l?Osservatorio indipendente dei concorsi universitari, l?obiettivo era cominciare a denunciare una prassi che vedevamo ogni giorno sotto i nostri occhi, e cioè come fosse difficile partecipare ad un concorso senza che se ne sapesse già il vincitore.

Un vincitore che spesso non si stagliava sugli altri per titoli, didattica e qualità delle pubblicazioni, ma che diventava facile identificare dalla presenza di una specifica profilatura all?interno del bando o appena resa pubblica la ommissione del Concorso. Naturalmente (lo abbiamo ripetuto più volte) non sempre è così, ci sono i casi eccezionali: ma appunto, di eccezioni si tratta.

I fatti di Catania, dopo quelli sull?ASN di Firenze del 2017 e molti altri casi segnalati dal nostro Osservatorio, portano nuovamente a galla il sommerso che abbiamo sempre tentato di far emergere insieme ad altre associazioni, quali «Trasparenza e merito» e l?ANDU («Associazione nazionale docenti universitari»), pertanto qualsiasi commento sarebbe superfluo, anzi ridondante. Tuttavia, può forse valere la pena fare il punto della situazione.

Quel che è avvenuto a Catania è la modalità di cooptazione più praticata in tutti gli Atenei d?Italia, e basti leggere quel che scriveva Michele Anis 6 anni fa su «L?Espresso» (24/10/2013): «Confesso, ho peccato. E prima di me ha peccato il suo maestro, e il suo maestro, e di maestro in maestro per generazioni. Tutti colpevoli d?aver raccomandato i propri allievi, dâ??aver brigato per appoggiarli nei

concorsi».

La questione è delicata: se ho un bravo allievo, che faccio? Non lo raccomando, col rischio che un allievo più raccomandato e magari meno bravo passi al posto suo? Messa così, la scelta sembra obbligata, anzi giusta. Ma proviamo a ragionare sulla stessa linea di pensiero, ribaltando le possibilità: se io, invece di essere un ordinario con una buona capacità di chiedere e trovare posti e finanziamenti,

fossi stato un associato a cui poco interessano promozioni e avanzamenti, il mio allievo, che reputo bravissimo e geniale, che fine avrebbe fatto? E che fine avrebbe fatto il figlio di nessuno, ugualmente bravo, che magari continua a pubblicare da anni e anni, senza aver usufruito di anni e anni di assegni di

ricerca, che è docente a contratto per 30, 60, 90 ore a 1000 euro lordi l?anno, solo per avere in curriculum attività didattica, e che nel frattempo svolge altri lavori (durante l?attività dell?OICU, ne abbiamo visti di tutti i tipi: oltre la più comune docenza nella scuola inferiore/superiore, conducente di

autobus, bagnino, guida turistica, ingegnere comunale...).

La questione è delicata, perché per entrare nell?Università ci sono dei concorsi pubblici, non è ammessa la cooptazione personale. Insomma, il figlio di nessuno, se merita, dovrebbe avere le stesse possibilità del ricercatore a tempo determinato (di tipo A e B) e indeterminato, dellâ??Associato. Se non merita, o anche se merita ex-equo, o persino un poco meno (dato che ogni giudizio non è divino, e non esiste un parametro assolutamente oggettivo), l?autonomia universitaria dà la possibilità all?Ateneo (cioè al Dipartimento, anzi al professore) di scegliere. Insomma, se le cose funzionassero come la legge prescrive, il prof. Anis non avrebbe avuto alcun motivo di peccare. Ma le cose non funzionano così, e spesso i concorsi sono una farsa, grazie anche alla cosiddetta legge Gelmini (240/2010) che ha introdotto commissioni locali, con piena libertà decisionale dei punteggi su cui sarà basata la valutazione. Così, se il presunto allievo geniale ha molta didattica, e il suo competitor ha vinto un prestigioso ERC (progetto di ricerca finanziato dallo European Research Council), la Commissione (al cui interno c?è spesso il maestro del papabile vincitore e/o un commissario amico), può decidere che la didattica vale 50/100 punti; i titoli (tra cui ricade avere vinto un ERC) 14/100 punti, e le pubblicazioni 36/100 punti; e può anche decidere che un articolo in una rivista senza peer review vale 3 punti,

esattamente quanto una monografia (sempre se il mio candidato ha meno monografie del suo antagonista, altrimenti posso optare per un punteggio più equanime: monografia 6 punti, articolo su rivista di fascia A - le più prestigiose - 4 punti, altre tipologie 3 punti). Si noti che, durante questo ?balletto?, il candidato outsider, si presenta senza sapere alcunché del metro di giudizio, e deve presentare le pubblicazioni a scatola chiusa: è capitato, così, che un candidato abbia scelto (giustamente!) di presentare la monografia, di cui tre capitoli erano usciti in fascia A, per poi trovarsi con dei criteri che attribuivano più punti alla fascia A che alle monografie.

E lo stesso accade per i concorsi presso gli enti pubblici di ricerca.

Questa è la ragione per cui affermiamo che, allo stato attuale, i concorsi sono una farsa, almeno nella maggior parte dei casi. Quindi, a nostro modo di vedere, le strade sono due: o si elimina la farsa, e si prevede la cooptazione diretta; o si ritorna a Commissioni nazionali che operino secondo criteri rigorosi.

Nel primo caso, si eviterebbe la frustrazione agli altri candidati di sentirsi parte di una pantomima di cui già si conosce il finale; si eviterebbe loro di perdere ore per riempire format diversi da Università a Università; di prendere voli, pagarsi notti in albergo, chiedere giorni di permesso al lavoro, e magari vedersi umiliati all?orale semplicemente nella speranza di trovare «una maglia rotta nella rete». Insomma, non avrebbero alcuna possibilità di entrare nel sistema-Università (come di fatto già è, basti ricordare le parole del rettore di Catania: «Vediamo gli stronzi che dobbiamo schiacciare»), ma gli si garantirebbe il dovuto rispetto. Si risparmierebbero, inoltre, tutti i costi di migliaia e migliaia di concorsi, e quelli dei pagamenti dei ricorsi al TAR, per cui le Università sono chiamate in giudizio.

Se si prevede una cooptazione diretta, però, che almeno venga previsto un sistema di controllo, con penalità di Fondo di Finanziamento Ordinario e di fondi straordinari per i Dipartimenti che non abbiano raggiunto, a tre anni dalle assunzioni, degli standard minimamente elevati.

La seconda possibilità è l?unica in grado di garantire ?pari opportunità? e un sistema realmente meritocratico. Ma, per attuarla realmente, il MIUR dovrebbe prevedere step precisi, lasciando poca o nessuna autonomia alle Università: Commissioni nazionali di almeno 5 membri, sorteggiate dal MIUR con un sorteggio che valga per tutti i settori scientifico disciplinari (altrimenti si rischia che anche i sorteggi siano pilotati) e che coinvolga tutti gli ordinari e associati dello stesso settore; punteggi per titoli, pubblicazioni e didattica stabiliti a livello centrale e uguali per tutte le classi di concorso (dal dottorato ai concorsi per ordinario); obbligo della Commissione di motivare i punteggi; un sistema di

punti organico che equipari esterni ed interni. Per altro, una soluzione del genere favorirebbe la mobilità di dottorandi, post-doc e ricercatori, che significa veicolazione di idee e metodi; e scardinerebbe l?assetto baronale insito in qualsivoglia rapporto clientelare.

Ã? una strada percorribile, ed è una possibilità dovuta a una Nazione e a un?Università che avrebbero tutte le potenzialità per valorizzare appieno le proprie energie (oggi fatalmente sommerse).

11 luglio 2019."


Leggi la
lettera originale pubblicata da "Osservatorio indipendente sui concorsi universitari" 

Da: "Rassegna Concorsi Storia Moderna" concorsi@ereticopedia.org
A: clori-ml1@ereticopedia.org, clori-ml3@ereticopedia.org
Cc:
Data: Tue, 9 Jul 2019 09:18:26 +0200
Oggetto: Appello al Presidente della Repubblica: emergenza costituzionale sui concorsi all'Università

Spettabili Colleghe e Colleghi,
ritenendo importante la diffusione dell'informazione in merito, vi copiamo e linkiamo di seguito l'appello dell'Associazione Trasparenza e Merito al Presidente della Repubblica che sottolinea l'emergenza costituzionale sui concorsi universitari.
Link: 
https://www.trasparenzaemerito.org/notizie/appello-tra-me-a-presidente-della-repubblica-emergenza-costituzionale-sui-concorsi-all-università
Il testo integrale è riportato anche qui sotto. 
Con i più cordiali saluti,
Staff Pagina Concorsi Ereticopedia 


N. B. Ricordiamo che ci sforziamo di tenere il più possibile aggiornate le nostre pagine dedicate ai concorsi nel settore della Storia moderna (http://www.ereticopedia.org/concorsi e http://www.ereticopedia.org/rassegna-assegni) e che sono sempre ben accette segnalazioni, casomai ci sfuggissero o tardassimo a reperire notizie di bandi, nomine commissioni e risultati di concorsi.
Ricordiamo altresì che questa newsletter non ha funzioni di denuncia di alcun tipo, ma ha unicamente carattere informativo
Per segnalare presunte irregolarità nei bandi o nello svolgimento di concorsi non occorre scrivere a noi, ma suggeriamo di contattare OICU (email: osservatorioconcorsi@gmail.com oppure via social https://www.facebook.com/OsservatorioOICU) e/o Tra.Me (informazioni e modulo on line: https://www.trasparenzaemerito.org/chi-siamo).  

información recibida 5/8/2019

 

 
 
 

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